Testi perversi

Giovanni Boccaccio

Decameron

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Sillabo>>Paesaggi>> Lezione 1
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Dal Corbaccio:

"[292]La bocca, per la quale nel porto s'entra, è tanta e tale che, quantunque il mio legnetto con assai grande albero navigasse, non fu già mai, qualunque ora l'acque furono minori, che io non avesse, senza sconciarmi di nulla, a un compagno, che con non minore albero di me navigato fosse, fatto luogo. Deh, che dich'io? L'armata del Re Ruberto, qualora egli la fece maggiore, tutta insieme concatenata, senza calar vela o tirare in alto temone, a grandissimo agio vi potrebbe essere entrata. [293]Ed è mirabile cosa che mai legno non v'entrò che non vi perisse e che, vinto e stanco, fuori non ne fosse gittato, sì come in Cicilia la Silla e la Cariddi si dice che fanno: che l'una tranghiotisce le navi e l'altra le gitta fuori. Egli è per certo quel golfo una voragine infernale; la quale allora si riempirebbe, o sazierebbe, che il mare d'acqua o il fuoco di legne. [294]Io mi tacerò de' fiumi sanguinei e crocei che di quella a vicenda discendono, di bianca muffa faldellati, talvolta non meno al naso che agli occhi dispiacevoli, per ciò che ad altro mi tira il preso stile. [295]Che ti dirò adunque più avanti del borgo di Malpertugio, posto tra due rilevati monti, del quale alcuna volta, quando con tuoni grandissimi e quando senza, non altrimenti che di Mongibello, spira un fummo sulfureo sì fetido e sì spiacevole che tutta la contrada atorno apuzola? Io non so che dirmiti, se non che, quando io vicino v'abitai (ché vi stetti più che voluto non arei), assai volte, da così fatto fiato offeso, mi credetti altra morte fare che di cristiano. [296]Né altrimenti ti posso dire del lezo caprino il quale, quando da caldo e quando da fatica, tutta la corporea massa incitata geme e spira; questo è tanto e tale che, coll'altre cose già dette raccolto, si fanno il covacciolo sentire del leone, che nelle Chiane, di meza state, con molta meno noia dimorrebbe ogni schifo che vicino a quello."

Secondo Regina Psaki (vedi 128-29), l'uso metaforico del linguaggio nel Decameron (vedi il modulo Linguaggio) rende legittima l'ipotesi di una rappresentazione altrettanto metaforica del paesaggio. In effetti, la studiosa fa notare che, come nel Corbaccio, anche nel Decameron sono presenti paesaggi labirintici e oscuri che rimandano all'anatomia femminile.

Quali sono, secondo voi, lo scopo e la funzione di questo uso metaforico del paesaggio? E quale effetto suscita il paesaggio erotizzato sul pubblico dei lettori?

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Materiali
Corbaccio, estratto.
Giornata II, 5: Andreuccio da Perugia
Regina Psaki, "Boccaccio and Female Sexuality: Gendered and Eroticized Landscapes."

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Esercitazione scritta e orale

Individua i paesaggi erotizzati nella novella di Andreuccio da Perugia.

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© 2003 Nicoletta Marini-Maio

University of Pennsylvania